“Schiaccia il bottone, al resto pensiamo noi”, così ammiccava lo slogan della Kodak qualche tempo fa. È forse questo il significato della fotografia? Anche loro, non solo. La fotografia intesa come dispensatrice d’immagini è ovunque: sugli autobus, i muri, le riviste, i cibi, ect, si è così abituati da sottovalutare il valore educativo. Nata come “arte povera”, oggi è a pieno diritto, insieme a pittura, scultura e architettura, uno dei mezzi espressivi più incisivi dell’arte contemporanea. Dalla fotografia simbolo-narrativa di Warhol a quella concettuale della Sherman, fino alle immagini virtuali e al digitale, la fotografia ha assunto forme diverse: nelle dimensioni, nella tecnica di stampa, nella riproduzione unica o limitata.
“Schiaccia il bottone, al resto pensiamo noi”, così ammiccava lo slogan della Kodak qualche tempo fa. È forse questo il significato della fotografia? Anche loro, non solo. La fotografia intesa come dispensatrice d’immagini è ovunque: sugli autobus, i muri, le riviste, i cibi, ect, si è così abituati da sottovalutare il valore educativo. Nata come “arte povera”, oggi è a pieno diritto, insieme a pittura, scultura e architettura, uno dei mezzi espressivi più incisivi dell’arte contemporanea. Dalla fotografia simbolo-narrativa di Warhol a quella concettuale della Sherman, fino alle immagini virtuali e al digitale, la fotografia ha assunto forme diverse: nelle dimensioni, nella tecnica di stampa, nella riproduzione unica o limitata.