In mostra circa 80 opere che ripercorrono l’iter artistico di Duane Michals iniziato oltre 40 anni fa: le prime immagini scattate in URSS, i ritratti, gli autoritratti, le sequenze, i foto-testi, fino all’ultimo lavoro inedito in Europa, una parodia di alcune tendenze della fotografia contemporanea e della critica che la sostiene.
Nel corso della sua carriera Michals si è imposto come artista che ha sempre preso le distanze dal mezzo fotografico come strumento di registrazione della realtà visibile e lo ha piegato a diventare un agente sollecitatore di pensieri ed emozioni.
La fotografia concepita come documentazione della realtà contiene in sé il suo limite: mostra solo ciò che si offre all’evidenza dell’occhio, ed omette la dimensione del non visto, che per Michals assume una valenza metafisica. Sono le domande senza risposta, come il titolo di un suo libro, ad interessarlo: domande sulla natura umana e i suoi misteri, le emozioni, la morte, i desideri, le paure, l’immaginazione, il tempo e la memoria.
In mostra circa 80 opere che ripercorrono l’iter artistico di Duane Michals iniziato oltre 40 anni fa: le prime immagini scattate in URSS, i ritratti, gli autoritratti, le sequenze, i foto-testi, fino all’ultimo lavoro inedito in Europa, una parodia di alcune tendenze della fotografia contemporanea e della critica che la sostiene.
Nel corso della sua carriera Michals si è imposto come artista che ha sempre preso le distanze dal mezzo fotografico come strumento di registrazione della realtà visibile e lo ha piegato a diventare un agente sollecitatore di pensieri ed emozioni.
La fotografia concepita come documentazione della realtà contiene in sé il suo limite: mostra solo ciò che si offre all’evidenza dell’occhio, ed omette la dimensione del non visto, che per Michals assume una valenza metafisica. Sono le domande senza risposta, come il titolo di un suo libro, ad interessarlo: domande sulla natura umana e i suoi misteri, le emozioni, la morte, i desideri, le paure, l’immaginazione, il tempo e la memoria.