L’opera di Matteo Guarnaccia riflette almeno tre decadi di cultura visionaria e di esplorazioni nel campo del disegno, dell’illustrazione, della pittura, della poesia, della saggistica e della performance musicale.
Il campo di osservazione dell’artista è da sempre e veramente il mondo: il suo andare a cercarsi la vita per il mondo, liberamente, gli ha permesso di trovare un modo di esprimersi non involgarito dalle richieste dei mercanti e non appesantito dalle ideologie dei recensori; il suo talento e la sua sostanziale coerenza nel rifiutare il gusto corrente lo hanno portato nell’olimpo underground internazionale.
Le sue opere nascono da un’esperienza esistenziale di ricerca profonda e libera, che non si conforma a nulla, se non all’autenticità che ognuno può scoprire dentro di sé.
Il suo stile inconfondibile ed autodidatta, nato nella Brera degli anni ’70, è ricco di immagini che richiamano i calendari precolombiani, le figure maya, i fidanzatini di Peynet in chiave psichedelica, il Trittico delle Delizie di Bosch: psichedelica, mitologia, neo-paganesimo, icone pop, controcultura, erotismo, natura: è impossibile elencare tutto ciò di cui si nutre la sua arte complessa e dettagliatissima.
La mitologia per immagini di Matteo Guarnaccia ha un profondo senso di apertura e di ricchezza: la ricchezza immensa che gli umani possiedono dentro di sé, essendo al centro di una realtà multiforme ed intrigante.
L’opera di Matteo Guarnaccia riflette almeno tre decadi di cultura visionaria e di esplorazioni nel campo del disegno, dell’illustrazione, della pittura, della poesia, della saggistica e della performance musicale.
Il campo di osservazione dell’artista è da sempre e veramente il mondo: il suo andare a cercarsi la vita per il mondo, liberamente, gli ha permesso di trovare un modo di esprimersi non involgarito dalle richieste dei mercanti e non appesantito dalle ideologie dei recensori; il suo talento e la sua sostanziale coerenza nel rifiutare il gusto corrente lo hanno portato nell’olimpo underground internazionale.
Le sue opere nascono da un’esperienza esistenziale di ricerca profonda e libera, che non si conforma a nulla, se non all’autenticità che ognuno può scoprire dentro di sé.
Il suo stile inconfondibile ed autodidatta, nato nella Brera degli anni ’70, è ricco di immagini che richiamano i calendari precolombiani, le figure maya, i fidanzatini di Peynet in chiave psichedelica, il Trittico delle Delizie di Bosch: psichedelica, mitologia, neo-paganesimo, icone pop, controcultura, erotismo, natura: è impossibile elencare tutto ciò di cui si nutre la sua arte complessa e dettagliatissima.
La mitologia per immagini di Matteo Guarnaccia ha un profondo senso di apertura e di ricchezza: la ricchezza immensa che gli umani possiedono dentro di sé, essendo al centro di una realtà multiforme ed intrigante.