La mostra presenta un’opera di Gio Ponti del 1960: l’Hotel Parco dei Principi a Sorrento.
Gio Ponti si è impegnato sul tema degli arredi d’albergo in maniera ricorrente nella sua lunga carriera (dall’albergo in Val Martello nel ‘35, alla proposta di una camera d’albergo alla IX Triennale di Milano nel ‘51, all’Hotel Parco dei Principi a Sorrento e poi a Roma, dagli interni dell’Hotel Royal a Napoli al Pakistan House Hotel ad Islamabad) forse anche perché ben si adattava al suo progettare, che amava procedere da colui che abita, che guarda, che siede, che passa, che si muove insomma nell’architettura e si confronta con gli spazi e gli arredi.
Cosa dunque meglio di un hotel per progettare un insieme essenzialmente adatto ad ospitare, e di un ospite d’albergo, per immaginarne le essenziali necessità.
Nell’equilibrio chiuso di questi due poli, Gio Ponti ha saputo disegnare mobili sobri ed elegantissimi, pareti vibranti nella luce della ceramica, colori che migravano da pavimento in pavimento fin sugli arredi, marmi che mutavano nelle prospettive delle scale, e poi lampade, maniglie, stoffe, sgabelli, tavoli, sedie.
La mostra presenta un’opera di Gio Ponti del 1960: l’Hotel Parco dei Principi a Sorrento.
Gio Ponti si è impegnato sul tema degli arredi d’albergo in maniera ricorrente nella sua lunga carriera (dall’albergo in Val Martello nel ‘35, alla proposta di una camera d’albergo alla IX Triennale di Milano nel ‘51, all’Hotel Parco dei Principi a Sorrento e poi a Roma, dagli interni dell’Hotel Royal a Napoli al Pakistan House Hotel ad Islamabad) forse anche perché ben si adattava al suo progettare, che amava procedere da colui che abita, che guarda, che siede, che passa, che si muove insomma nell’architettura e si confronta con gli spazi e gli arredi.
Cosa dunque meglio di un hotel per progettare un insieme essenzialmente adatto ad ospitare, e di un ospite d’albergo, per immaginarne le essenziali necessità.
Nell’equilibrio chiuso di questi due poli, Gio Ponti ha saputo disegnare mobili sobri ed elegantissimi, pareti vibranti nella luce della ceramica, colori che migravano da pavimento in pavimento fin sugli arredi, marmi che mutavano nelle prospettive delle scale, e poi lampade, maniglie, stoffe, sgabelli, tavoli, sedie.