Fotografie di guerra e di pace potremmo intitolare questa ultima mostra personale di Donald Mc Cullin. I reportages sulle guerriglie, la popolazione del Biafra, il Vietnam, ma anche i paesaggi sul fiume Gange, le nature morte, i fiori. Quasi ad indicare uno spartiacque tra il prima e il dopo; l’orrore della guerra e la delicatezza di un vaso di fiori; la fame di un bambino e un cesto di frutta succosa. Contrasti, incongruenze, distorsioni come la vita di Mc Cullin: famiglia povera, vita nei sobborghi, poi i viaggi per tutte le guerre.Contrasti, incongruenze, distorsioni come la vita di McCullin: famiglia povera, vita nei sobborghi, poi i viaggi per tutte le guerre. Solo. Da solo ha scoperto la fotografia, con sorpresa, ribellandosi agli obblighi immutabili della società inglese del dopoguerra. Da solo ha capito che la miseria, il dolore, la paura, la morte erano le uniche sfide che la sua fotografia potesse rilevare. Le sue aspre parole sprofondano nelle fotografie, ruvide e torturate, dolorose e disperate; istantanee che chiariscono la visione di un uomo che considera la fotografia una ragione di vita ed il fotogiornalismo una necessità morale. La tecnica di stampa scura, incisa, quasi nera contribuisce a trasmettere un sentimento di “pesantezza”. Per McCullin la fotografia è al servizio di tutto il mondo, è a portata di mano, ma non appartiene a nessuno.
Fotografie di guerra e di pace potremmo intitolare questa ultima mostra personale di Donald Mc Cullin. I reportages sulle guerriglie, la popolazione del Biafra, il Vietnam, ma anche i paesaggi sul fiume Gange, le nature morte, i fiori. Quasi ad indicare uno spartiacque tra il prima e il dopo; l’orrore della guerra e la delicatezza di un vaso di fiori; la fame di un bambino e un cesto di frutta succosa. Contrasti, incongruenze, distorsioni come la vita di Mc Cullin: famiglia povera, vita nei sobborghi, poi i viaggi per tutte le guerre.Contrasti, incongruenze, distorsioni come la vita di McCullin: famiglia povera, vita nei sobborghi, poi i viaggi per tutte le guerre. Solo. Da solo ha scoperto la fotografia, con sorpresa, ribellandosi agli obblighi immutabili della società inglese del dopoguerra. Da solo ha capito che la miseria, il dolore, la paura, la morte erano le uniche sfide che la sua fotografia potesse rilevare. Le sue aspre parole sprofondano nelle fotografie, ruvide e torturate, dolorose e disperate; istantanee che chiariscono la visione di un uomo che considera la fotografia una ragione di vita ed il fotogiornalismo una necessità morale. La tecnica di stampa scura, incisa, quasi nera contribuisce a trasmettere un sentimento di “pesantezza”. Per McCullin la fotografia è al servizio di tutto il mondo, è a portata di mano, ma non appartiene a nessuno.