Maiko Haruki ha un approccio puro alla fotografia, non ricorre mai a manipolazioni digitali, a ritocchi o filtri colorati, né a stratagemmi tecnici di altro genere.
È esclusivamente attraverso il controllo dell’esposizione che riesce a trascendere il fascino solitamente associato alla fotografia.
Osservare le sue fotografie obbliga ad un’attenzione profonda per scoprire quei dettagli che altrimenti sfuggirebbero a una visione superficiale.
Ed è proprio questo il senso del lavoro della Haruki: la percezione degli oggetti, e di tutto ciò che ci circonda, è una rapida impressione che d‘immediato svanisce dai nostri occhi, e dalla nostra mente. Con le sue immagini, al limite dell’astrazione, vuole catturare quel patrimonio percettivo ignorato, costringendoci ad un’analisi minuziosa e paziente. Allora si scoprono quei segni che affiorano e si riconosce il mondo oggettuale.
Maiko Haruki ha un approccio puro alla fotografia, non ricorre mai a manipolazioni digitali, a ritocchi o filtri colorati, né a stratagemmi tecnici di altro genere.
È esclusivamente attraverso il controllo dell’esposizione che riesce a trascendere il fascino solitamente associato alla fotografia.
Osservare le sue fotografie obbliga ad un’attenzione profonda per scoprire quei dettagli che altrimenti sfuggirebbero a una visione superficiale.
Ed è proprio questo il senso del lavoro della Haruki: la percezione degli oggetti, e di tutto ciò che ci circonda, è una rapida impressione che d‘immediato svanisce dai nostri occhi, e dalla nostra mente. Con le sue immagini, al limite dell’astrazione, vuole catturare quel patrimonio percettivo ignorato, costringendoci ad un’analisi minuziosa e paziente. Allora si scoprono quei segni che affiorano e si riconosce il mondo oggettuale.