La mostra “Superarchitettura”, organizzata nel 1966 alla galleria Jolly 2 di Pistoia, ha rappresentato uno dei momenti fondativi del Radical Design italiano, un movimento capace di unire le suggestioni della Pop art con le dinamiche della produzione di massa, contaminando il tutto con una vena parodistica esplicitata sin dal suo manifesto: “La Superarchitettura è l’architettura della superproduzione, del superconsumo, della superinduzione al consumo, del supermarket, del superman, della benzina super”.
Riproposta oggi in una fedele ricostruzione, curata dal Centro Studi Poltronova in occasione dei 50 anni di attività dell’azienda, l’esposizione mantiene inalterata la sua freschezza e la sua carica innovativa, capace, all’epoca, di fissare le coordinate programmatiche del nuovo design italiano. Il design “d’evasione” non è solamente un divertissement creativo, ma uno strumento per scardinare alcune aspettative culturali e sociali legate alla produzione dotandole di un potenziale emotivo che diventa licenza poetica del fare.
I prototipi di arredamento presentati diventano così teoria di una nuova concezione del design, non più solo paradigma funzionale dell’interazione uomo/materiale, ma categoria assertiva di una visione del mondo modificabile attraverso nuove forme.
La mostra “Superarchitettura”, organizzata nel 1966 alla galleria Jolly 2 di Pistoia, ha rappresentato uno dei momenti fondativi del Radical Design italiano, un movimento capace di unire le suggestioni della Pop art con le dinamiche della produzione di massa, contaminando il tutto con una vena parodistica esplicitata sin dal suo manifesto: “La Superarchitettura è l’architettura della superproduzione, del superconsumo, della superinduzione al consumo, del supermarket, del superman, della benzina super”.
Riproposta oggi in una fedele ricostruzione, curata dal Centro Studi Poltronova in occasione dei 50 anni di attività dell’azienda, l’esposizione mantiene inalterata la sua freschezza e la sua carica innovativa, capace, all’epoca, di fissare le coordinate programmatiche del nuovo design italiano. Il design “d’evasione” non è solamente un divertissement creativo, ma uno strumento per scardinare alcune aspettative culturali e sociali legate alla produzione dotandole di un potenziale emotivo che diventa licenza poetica del fare.
I prototipi di arredamento presentati diventano così teoria di una nuova concezione del design, non più solo paradigma funzionale dell’interazione uomo/materiale, ma categoria assertiva di una visione del mondo modificabile attraverso nuove forme.