Il mondo di Shoji Ueda è preso in un incantesimo che, come nelle favole occidentali, ferma i personaggi e l’azione in un tempo senza tempo. Non è paralisi, tanto meno congelata morte. È la sospensione, il trattenere l’immaginazione in un’apnea mentale, un fotogramma ritagliato nel sogno che si fissa indelebile e che riaffiora per ancorare frammenti di memorie di non si sa quale esperienza di vita, vissuta realmente o elaborata dai misteriosi meccanismi delle fantasie.
Il mondo di Shoji Ueda è preso in un incantesimo che, come nelle favole occidentali, ferma i personaggi e l’azione in un tempo senza tempo. Non è paralisi, tanto meno congelata morte. È la sospensione, il trattenere l’immaginazione in un’apnea mentale, un fotogramma ritagliato nel sogno che si fissa indelebile e che riaffiora per ancorare frammenti di memorie di non si sa quale esperienza di vita, vissuta realmente o elaborata dai misteriosi meccanismi delle fantasie.