Le migliaia di ritratti realizzati da Seydou Keita costituiscono una testimonianza eccezionale della società maliana tra la fine degli anni ’40 e gli inizi degli anni ’60. Sono fotografie divenute, al di là dell’interesse sociologico, l’incontestabile opera di inganni, eccentricità ed illusioni, che conferisce loro un carattere obiettivo e una dimensione atemporale.
Seydou Keita ha intuitivamente inventato o reinventato il ritratto attraverso la ricerca di una precisione estrema, collocandosi naturalmente nella storia della fotografia mondiale.
L’importanza delle opere di Seydou Keita resta incontestabilmente nel numero – più di 3000 – e nella qualità dei negativi prodotti. Egli è un “mistico della fotografia” che assimila rapidamente tutte le tecniche fotografiche, ed è questo misticismo che lo spinge a ritrarre con ostinazione e senza cambiare punto di vista, la gente di Bamako. Giovani e vecchi, ricchi e poveri, soldati e guardie repubblicane, tutti in posa con il solo desiderio di vedere la loro immagine fissata in un supporto speciale come la “photo”.
Le migliaia di ritratti realizzati da Seydou Keita costituiscono una testimonianza eccezionale della società maliana tra la fine degli anni ’40 e gli inizi degli anni ’60. Sono fotografie divenute, al di là dell’interesse sociologico, l’incontestabile opera di inganni, eccentricità ed illusioni, che conferisce loro un carattere obiettivo e una dimensione atemporale.
Seydou Keita ha intuitivamente inventato o reinventato il ritratto attraverso la ricerca di una precisione estrema, collocandosi naturalmente nella storia della fotografia mondiale.
L’importanza delle opere di Seydou Keita resta incontestabilmente nel numero – più di 3000 – e nella qualità dei negativi prodotti. Egli è un “mistico della fotografia” che assimila rapidamente tutte le tecniche fotografiche, ed è questo misticismo che lo spinge a ritrarre con ostinazione e senza cambiare punto di vista, la gente di Bamako. Giovani e vecchi, ricchi e poveri, soldati e guardie repubblicane, tutti in posa con il solo desiderio di vedere la loro immagine fissata in un supporto speciale come la “photo”.